Giuseppe Calabrese, l'IRON MAN della Mountain bike!

 

Giuseppe Calabrese,
Professore Associato di Economia e Gestione delle Imprese
Dipartimento di Economia, Management e Territorio dell'Università degli Studi di Foggia (copiato pari pari dalla sua mail) e biker per diletto!
Si fa per dire, perché i traguardi conseguiti nelle corse più estreme di mountain bike fanno del battipagliese Giuseppe Calabrese, atleta agonista della MTB FAN di Battipaglia, qualcosa di più di un semplice amatore di questa disciplina.
L'ultima, in ordine di tempo, tra le sue imprese è stata la partecipazione alla quinta ediziond dell'Appenninica MTB Stage Race.
L'unica che si corre in Italia, nel suo genere. All'estero, di competizioni con la formula Stage Race, se ne tengono solo in Francia, Svizzera e Sudafrica.
Ecco di cosa si tratta.
Una corsa a tappe, teatro l'Appennino emiliano, della durata di 6 giorni, sulla distanza di 400 km con un dislivello di 14500 metri.
Numero di tappe: 6!
Praticamente una al giorno, per giunta da percorrere in un tempo prestabilito, pena l'eliminazione immediata dalla competizione!
In considerazione dei chilometri percorsi (con relativo dislivello) e il timing imposto ai concorrenti, fa sì che l'impresa portata a termine di Giuseppe Calabrese sia ancora più degna di ammirazione!
Inoltre la gara era di carattere internazionale, poiché vedeva ai nastri di partenza, suddivisi per fascia d'età e categoria (professionisti e agonisti), ben 215 atleti (alcuni dei quali di caratura internazionale) provenienti da 25 paesi diversi.
Al traguardo finale, però, ne sono arrivati solo 119, e tra questi il "nostro" Giuseppe Calabrese, classificatosi 20° tra i Master e 64° in classifica generale!
Vale la pena fare attenzione alle sue dichiarazioni, perché arrivano da un vero atleta che, con grossa dedizione e spirito di sacrificio, si pone e si aggiudica dei traguardi sportivi di assoluto rilievo!

Cosa l'ha spinta a partecipare a questo genere di gara?
"Senza dubbio il gusto della sfida - afferma Giuseppe Calabrese - quell’adrenalina che s’avverte pian piano salire in corpo nel lungo “sabato del villaggio” che precede la gara. In quell’attesa che, per questo tipo di gara, dura mesi o anni. Tutto per essere là, in griglia di partenza, accanto a qualche altra decina o poco più di completi estranei che, tuttavia, sono esseri con cui senti di condividere lo spirito per l’impossibile che poi diventa realtà. Insieme a questa ragione edonistica, di piacere individuale, quasi di egoismo, mi spinge un’altra cosa. L’esempio per i miei tre figli, oggi adolescenti, per il messaggio di fondo che porta lo sport: perseguire con determinazione, tenacia e lealtà, impegnandosi giorno per giorno, i propri obiettivi".  

Che tipo di preparazione ha sostenuto per poterla affrontare?
"In questi anni recenti ho avuto l’opportunità di partecipare a decine di gare in mountain bike, in Italia e all’estero. Questo tipo di gara, estrema per quanto attiene allo sforzo fisico da profondere, è in realtà - rivela Calabrese - basata poco sull’allenamento del corpo, dei muscoli. L’esperienza che ho maturato, osservando i miei avversari durante le gare di ultra endurance, è che arriva alla fine solo chi è assolutamente determinato a farlo, chi ha rimosso dalla sua mente anche solo l’idea dell’abbandono, della resa. Si tratta di allenarsi alla sopportazione della fatica e del dolore, si tratta di allenarsi a distrarsi dal contingente delle ore che devono passare in sella, pensando solo ad una cosa: il traguardo".

Quali sono le sensazioni che si provano durante il percorso?
"La fase della gara è difficile da descrivere. Da una parte, occorre mantenere sempre altissima la concentrazione. Affrontare una lunga marathon in mountain bike non ha nulla a che vedere con quanto accade durante una gara su strada. Ogni roccia, ogni radice bagnata, ogni discesa scassata, ogni ramo spezzato, possono rappresentare un’insidia letale. Bisogna inoltre non distrarsi per quanto attiene alla continua idratazione e alimentazione durante le gara. Sono performance nelle quali si consumano fino a 7000/8000 calorie. Occorre preservare se stessi e la bici, dunque, per arrivare fino in fondo. Dall’altra parte, con il passare delle ore e il venir meno delle forze, è necessario mantenere alta la motivazione e ignorare il dolore fisico. È una fase di grande solitudine spirituale. Si deve far appello a quel primigenio istinto ancestrale che è dentro ognuno di noi, allo spirito di sopravvivenza".  

Che tipo di difficoltà ha affrontato?
"La difficoltà maggiore è conciliare i tanti impegni quotidiani (di carattere familiare, accademico e professionale) con l’esigenza di un costante allenamento fisico e psichico. Occorre dunque alzarsi all’alba - la mia sveglia suona sempre alle 5:30 - e non considerare le condizioni meteo o di luce durante le stagioni. Più si affrontano condizioni difficili più la mente espande la propria comfort zone. Certo - rileva il biker battipagliese - non sempre questo tipo di stile di vita appare comprensibile a chi ti sta vicino, ma una delle cose che più di tutte mi consente di continuare ad alzare l’asticella, anno dopo anno, è l’amore e la pazienza di mia moglie, sempre al mio fianco, senza se e senza ma". 

Arrivare al traguardo finale, in considerazione dell'elevata percentuale di esclusioni l'ha appagata di tutti i sacrifici fatti?
"Si, anche se non dura molto quel senso di appagamento. La mia natura mi porta immediatamente a focalizzare l’attenzione sull’obiettivo successivo. Una delle cose che ripeto spesso agli amici e anche ai miei figli è che quando un giorno arriverà a farmi visita signora Morte dovrà trovarmi VIVO!" 

Lei non è nuovo a questo genere di imprese. Ci ricorda, cortesemente, il suo ultimo precedente agonistico in tal senso?
"Sono due i precedenti più significativi a riguardo. Il primo, il Salzkammergut Trophy del 2022, corso in Austria nella regione dei laghi e delle miniere di sale vicino a Salisburgo, si è concluso con successo. In quel caso, si trattava di percorrere in un sol giorno di gara, 213 KM e circa 7100 metri di dislivello. Quella gara l’ho completata dopo 15 ore e 40 minuti ininterrotti di pedalata. Il secondo, lo scorso 1 luglio 2023, in Francia, nella Savoia, con partenza dalla bellissima Megève. La gara si chiama MB-Race ed è ritenuta da molti la più dura Marathon in mountain bike al mondo di un solo giorno. I chilometri da percorrere sono 140, ma anche in questo caso occorre scalare poco più di 7000 metri. Le pendenze medie dunque sono estreme. Purtroppo, nel mio tentativo, anche a causa delle condizioni meteo estreme, ho dovuto abbandonare dopo aver percorso ben 123 km e oltre 6100 metri a causa di un banale guasto meccanico al cambio che ha reso impossibile continuare. Il mio rammarico sta nel fatto che, a fronte dei circa 1400 partenti, in meno di 100 hanno concluso la gara e, se fossi arrivato tra questi, sarei stato l’unico italiano.
Ma l’appuntamento è solo rinviato al 2024! Sto attendendo con trepidazione che si riaprano le iscrizioni. Avrò la mia rivincita con il destino".
Siamo certi che la pervicacia sarà premiata come merita!
Forza professor Calabrese!

Paolo De Vita

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