Il 13 novembre nel 1949 cadde di domenica e fu il giorno scelto per inaugurare il campo Sant’Anna. Cioè il cosiddetto campo sportivo che, nei sogni dei tifosi, dirigenti ed amministratori comunali di Battipaglia avrebbe dovuto rilanciare il calcio in città. Dopo l’infausto 1943, coinciso con la quarta e ultima stagione in serie C del Baratta (chiusa al secondo posto della graduatoria) e i bombardanti che rasero al suolo il paese, i due successivi tentativi di riorganizzare una squadra cittadina non erano, purtroppo, andati a buon fine. Tanto quello immediato, del 1945, con la S.S. Battipaglia che arrivò buon ultima nel torneo regionale di Prima Divisione giocato sul riadattato - a spese del Commissario prefettizio Primo Baratta - (ex) Campo Littorio, quanto quello successivo, della Pro Battipaglia dell’infaticabile Francesco Mango che, nel 1947, iscrisse la squadra al campionato provinciale Juniores disputato su un terreno di gioco nei pressi di Via Italia si chiusero, infatti, nel giro di una sola stagione. Nel 1949, finalmente, si posero le basi per dare continuità al calcio a Battipaglia, prima con la (ri)fondazione della US Battipagliese e poi con la realizzazione del campo sportivo Sant’Anna. La squadra fu iscritta al campionato di Seconda Divisione e per il varo del campo fu invitata una compagine napoletana inserita in un altro girone della stessa categoria: il Mergellina. Il campo Sant’Anna, chiamato per comodità così perché sorto nell’omonimo quartiere di Battipaglia, fu inizialmente e solo provvisoriamente adattato a terreno di gioco seguendo pochi elementari criteri per la sua realizzazione: livellare alla meno peggio il terreno, tracciare le linee del campo e sistemare le porte. Tanto bastava, nell’immediato, per regolamentare il campo e per utilizzarlo! Il campionato, poi, era quello di Seconda Divisione, l’ultimo della gerarchia calcistica dell’epoca, quindi c’era poco da sottilizzare! I problemi di “omologazione” sarebbero arrivati l’anno seguente.
All’inaugurazione del campo Sant’Anna (nella foto) presenziarono alcuni dei dirigenti della Battipagliese della stagione 1949-50: Francesco Mango, Giovanni Panico e Raffaele Trapanese. La madrina fu scelta nella (bella) figura della signorina Teresa Di Candia, mentre a benedire il campo fu il parroco Vittorio Gardumi. Tutto era pronto per la disputa della partita inaugurale del Sant’Anna. I bianconeri, scesi in campo con Ianniello, Somma, Di Candia, Santamaria, Biancullo, Spinelli, Campagna, Esposito, Giannattasio, Adesso e Greco, già rodati da tre amichevoli giocate altrove, si imposero per 3-1 grazie a una doppietta di Campagna e da un gol di Adesso. Furono successivamente ospitate, per la disputa di altrettanti incontri amichevoli, anche Ebolitana e Contursi, regolate rispettivamente per 2-1 e 8-0.
Numeri alla mano, i presupposti c’erano tutti affinché la Battipagliese disputasse un torneo d’avanguardia, e così fu! Infatti, sul nuovo terreno di gioco uscì indenne, pareggiando 3-3, solo la Leonida Gragnano. Per tutte le altre contendenti furono sconfitte sonore, tanto nella prima fase del campionato, coincisa con la promozione in I Divisione, quanto nella seconda, che assegnava il titolo regionale. La più “sonante” la subì la Marina Militare di Castellammare, rivale di stagione, che perse 7-0, bissando così la sconfitta per 5-2 maturata in occasione della prima gara ufficiale giocata al Sant’Anna, il 18 dicembre 1949. La vittoria più importante, perché decise la promozione delle zebrette, fu il 2-1 inflitto alla Cral Cirio, alla penultima giornata.
I nodi al pettine, però, arrivarono puntuali l’anno dopo con il passaggio in Prima Divisione. Qui le regole erano più rigide, perché il campo doveva essere necessariamente cintato, pena: la mancata iscrizione. L’Amministrazione comunale retta dal sindaco Rago, che aveva già fatto richiesta per un contributo statale per la realizzazione del campo sportivo, grazie allo stanziamento di fondi ad hoc da parte del CONI, ottenne di inserire Battipaglia tra i centri, che si sarebbero visti realizzare lo stadio a spese dello stato. Il Comune, dal canto suo, avrebbe dovuto scegliere il suolo ed acquistarlo. Vi riuscì dopo un lungo contenzioso che coinvolse anche la Commissione Impianti sportivi del Coni, inizialmente favorevole alla realizzazione del campo nella proprietà Latour – Alfani, successivamente scartata perché troppo lontana dal centro abitato e priva di strade d’accesso, fogne, luce ed acqua corrente. Il campo sportivo fu, invece, edificato nella proprietà Califano, ubicata proprio in contrada Sant’Anna, lì dove si trova tutt’ora. Liquidato il pastore che col suo gregge stazionava nei pressi del futuro impianto sportivo, furono stanziati 11milioni di lire per l’acquisto del suolo e poi se ne spesero altre 300mila (di lire) per procedere alla recinzione del campo. La livellazione del suolo poté attendere qualche altro decennio!
Tanto bastava per consentire alla squadra di giocare in Prima Divisione nella stagione 1950-51. La Battipagliese fu comunque costretta a disputare il primo match casalingo a Cava dei Tirreni, in campo neutro, perché il Sant’Anna era ancora inidoneo. Lo divenne non appena iniziarono i lavori per la sua recinzione che durarono per tutto il corso del campionato. La qual cosa permise agli immancabili “portoghesi” di assistere gratuitamente, per il secondo anno consecutivo, alle non formidabili gesta casalinghe delle zebrette. Complice il ritardo assembramento della rosa, infatti, la formazione allenata inizialmente da Carmine Cappetti andò incontro a un pessimo inizio di stagione perdendo nettamente oltre che l’incontro di apertura giocato sul neutro di Cava anche la prima partita effettiva al Sant’Anna per mano dalla Giovanile Portici per 2-0 e poi anche dalla Del Gaizo Scafati per 2-1.
Per quanto riguarda, infine, il livellamento definitivo del suolo bisognò attendere addirittura l’estate del 1967, quella che portava all’esordio in serie D. Oltre alla semina del prato (altra novità assoluta per il Sant’Anna) si provvide ad eliminare quel leggero declivio riguardante la metà campo più vicina, in linea d’area, alla Castelluccia, un particolare tenuto in debito conto dal capitano bianconero di turno in occasione del lancio della monetina di inizio gara!
Paolo De Vita