Battipagliese, i tuoi migliori alleati sono sugli spalti!

 

Sabato scorso si è consumato un evento a suo modo "storico".
A diatanza di anni, la Battipagliese ha giocato allo stadio Pastena (e questa potrebbe essere, visti i tempi che corrono, già di per sé, una notizia) davanti a "ben" 200 spettatori!
Non uno di più, perché l'ordinanza sindacale emessa ben 18 ore e mezza prima del debutto in campionato, non ne ammetteva altri!
Detto che l'offerta (di posti) era inesorabilmente inferiore alla domanda (di ticket richiesti), il ché ha determinato un inevitabile malcontento generale, tra le tante cose che hanno allietato il pomeriggio degli sportivi battipagliesi c'è stata, su tutti, la presenza sugli spalti dei giovani e calorosi ultrà delle zebrette!
A testimonianza che, nonostante tutto, la Battipagliese può (è deve) avere un futuro!
Noi abbiamo "intercettato" le nuove leve del tifo organizzato battipagliese tramite le vie infinite di whatsapp e loro ci hanno genitilmente reso partecipi dei loro pensieri e delle loro idee!
Gli uni e le altre di notevole rilievo.

Cosa avete provato a ritornare sulle scalee del Pastena per tifare la zebra?
"Ritornare sui gradoni del Pastena è stata un'emozione indescrivibile. L'ultima volta che abbiamo tifato la nostra squadra del cuore da quei gradoni risale al periodo pre-covid, ognuno di noi si è emozionato, saranno passati 4 anni, se non qualcosina in più, e abbiamo provato una sensazione particolare. Ognuno di noi ha tanti ricordi ed emozioni legate a quelle scale, descriverle a parole è difficile..."

Cosa significa per voi la riapertura dello stadio anche per soli 200 spettatori?
"La riapertura è qualcosa di paradossale, seguire la propria squadra del cuore, soprattutto in casa, dovrebbe essere la normalità, normalità che per noi non è scontata, per noi giocare in casa significava vagare per la provincia di Salerno su campi di paese, facendo sacrifici economici, e non, non indifferenti. Seppur restrittiva e abbastanza incomprensibile, l'apertura per sole 200 persone ci consente di sostenere la nostra squadra del cuore nel nostro posto del cuore: casa nostra".

Qual è stato il primo coro che avete intonato per incitare la squadra?
''Che bello è quando esco di casa, per andare allo stadio a vedere la zebra'': coro che rappresenta tutta la nostra emozione nel ritornare a casa"

Quanto ha nuociuto, invece, la chiusura dello stadio per avvicinare i giovani alla Battipagliese?
Voi che siete giovanissimi e avete il polso della piazza, i vostri coetanei cosa ne pensano della squadra della nostra città?
"La chiusura di entrambi gli stadi ha fatto male. A Battipaglia la Battipagliese è molto sentita e sono molti i giovani che vorrebbero avvicinarsi ed innamorarsi. Ciò a cui teniamo di più è consentire ai giovani di innamorarsi della squadra della propria città, perché spesso cedono alla tentazione di guardare il grande calcio qui a pochi km, avvicinandosi all'altra squadra, solo perché non hanno mai avuto modo di conoscere la maglia bianconera e le loro radici. Per noi ci sarà sempre rivalità per i motivi che tutti conoscono, e quindi siamo ancor più motivati nell'avvicinare sempre più ragazzi e fargli vivere questi ideali e queste emozioni, che mai moriranno. Questo diventa difficile, però, nel momento in cui ci sono limitazioni. Non tutti possono entrare, non tutti possono viaggiare, e non tutti possono vivere e pensare bianconero sette giorni su sette. Noi stiamo seminando, facciamo i sacrifici, ma abbiamo bisogno dell'aiuto di tutti, istituzioni cittadine comprese. Battipaglia può tornare facilmente a splendere anche sui gradoni, stiamo arrivando!"

A voi giovani ultrà cosa vi ha spinti a sostenere convintamente i bianconeri, nonostante le categorie nelle quali milita la Battipagliese e il grande calcio in Tv?
"Amiamo smisuratamente la nostra città, la viviamo in ogni suo angolo di giorno e di notte, amiamo la sua storia, le sue origini e le sue tradizioni. Battipaglia per noi è come una mamma, ci ha dato i natali, ci ha nutriti e ci ha cresciuti. La Battipagliese l'abbiamo nel sangue, ognuno di noi, sin da bambino, la domenica pomeriggio era su quei gradoni con genitori, nonni, cappellino e sciarpa. Non ci interessano le grandi maglie e le grandi televisioni, amare la propria città significa anche spingere con la voce il pallone in rete la domenica. Siamo battipagliesi, a noi l'onere e l'onore di difenderla!"

Paolo De Vita

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